L’ictus cerebrale è la prima causa di disabilità in Italia, ad oggi è ancora molto alta la percentuale di coloro che, a seguito di un ictus, si trovano ad avere a che fare con forme di invalidità più o meno gravi. La principale conseguenza è rappresentata dalla compromissione motoria: il paziente può sperimentare una diminuzione o la perdita della funzione motoria in una metà del corpo (emiparesi/emiplegia). Tipica è anche l’afasia, un disturbo del linguaggio che, in maniera più o meno marcata, altera la capacità di comprensione ed espressione delle parole.
Ma grazie ai progressi scientifici e alla ricerca puntare a vivere al meglio, recuperando un’ottimale qualità di vita a seguito di un ictus è sempre più un obiettivo concretizzabile.
Sul piano clinico gli studi confermano che nelle settimane successive all’ictus ci può essere un recupero della funzione neuromotoria, anche molto significativo, dovuto a processi riparativi spontanei.
La ricerca sta lavorando alle stimolazioni elettriche o magnetiche delle aree cerebrali interessate dall’ictus: si tratta di stimoli non invasivi né dolorosi del cervello di lieve intensità che sembrano essere molto efficaci nel modificare due caratteristiche funzionali fondamentali delle cellule nervose: l’eccitabilità, ovvero la capacità di generare segnali, e la plasticità cerebrale, ovvero la capacità del cervello di riorganizzare le attività deputate al controllo del movimento e dell’attività cognitiva.
Un altro ambito di studio punta all’uso delle cellule staminali nella riabilitazione post ictus che pare possano operare sui medesimi bersagli delle stimolazioni, accelerando ulteriormente il recupero delle abilità neuromotorie.
Nel frattempo che si guarda al lavoro dei ricercatori con ottimismo e speranza per l’immediato futuro, rimane indispensabile mettere in atto tutte le iniziative riabilitative che possano minimizzare i deficit funzionali dei pazienti, accelerandone il recupero ed in questo senso la riabilitazione neuromotoria continua ad essere imprescindibile e a dare importanti risultati.
Ecco perché, a seguito dello stabilizzarsi del quadro clinico, è fondamentale intraprendere il prima possibile un piano di riabilitazione neuromotoria personalizzato che cerchi di esercitare e recuperare tutte le abilità compromesse a causa dell’ictus, come diminuzione della forza muscolare, mancanza di coordinazione ed equilibrio, difficoltà nella deambulazione, difficoltà a parlare e deglutire attraverso una stimolazione tempestiva del cervello e quindi della sua plasticità.
Nei nostri centri Anmic Riabilitazione il lavoro quello che mettiamo a disposizione dei nostri pazienti è, come spesso accade, un lavoro di squadra: il medico fisiatra redige il piano riabilitativo che verrà poi eseguito dallo staff di fisioterapia, logopedia, in sinergia con psicologi e terapisti occupazionali in un costante confronto e monitoraggio dei risultati ottenuti nel progredire del lavoro riabilitativo.
L’attività dello staff è supportato dal nostro reparto di riabilitazione 2.0 che può vantare diverse tecnologie di ultima generazione che agevolano il lavoro del paziente e migliorano quello dell’equipe sanitaria.
Come il Biodex Gait Trainer che integra la musica ad un tapis roulant di ultima generazione, con sistema di allevio del carico: attraverso il suono e le battute al minuto (bpm) che dettano i tempi della ripetizione del passo si contribuisce a rafforzare la neuroplasticità; o il Lokomat un sofisticato macchinario che permette di misurare la forza del paziente e consente la regolazione della quantità di supporto per ogni gamba, restituendo l’oggettività delle competenze neuromotorie riacquisite o anche l’Hand tutor che permette di migliorare la disabilità motoria, sensoriale e cognitiva, di polso e mano attraverso esercizi attivi intensi con un feedback costante.
Infine alla costante comunicazione con l’utente e i suoi caregiver attribuiamo il ruolo di mantenere alto il livello di motivazione del paziente che risulta fondamentale nella buona riuscita del percorso riabilitativo.